Ogni mattina in Ciociaria un pendolare si sveglia e sa che deve affrontare un viaggio ai limiti della sopravvivenza sulla tratta Cassino – Roma e viceversa alla sera. Sia esso lavoratore sia esso studente.
Sono stati già scritti fiumi di parole sull’argomento, compreso qualche incipit pretenziosamente comico come questo con l’intento di sdrammatizzare la situazione. Tuttavia, il fatto che sia stato già scritto tutto, non significa che sia servito a risolvere qualcosa o a mitigare in qualche maniera l’enorme disagio.
Volendo tenersi aggiornati sullo stato dei fatti non c’è da faticare neanche molto: le TV locali, i quotidiani e persino la rete sono letteralmente invasi da servizi e articoli di protesta, da forum e blog di pendolari inferociti, associazioni spontanee che si prefiggono di risolvere l’odissea quotidiana del pendolarismo anche solo facendo outing sullo scandaloso stato delle cose.
Dalle carrozze vecchie e maleodoranti agli improvvisi guasti delle locomotive, per citarne soltanto alcune, la selva delle lamentele è praticamente infinita e probabilmente anche inutile e persino noioso ripeterle in questo che potrebbe essere tacciato come “l’ennesimo articolo di sterile protesta”.
Pare appena il caso di sottolineare che il disagio dei pendolari, sia essi studenti che lavoratori, non si risolve unicamente nel doversi spostare quotidianamente dalla propria residenza al luogo di lavoro/studio variamente distante. Potrebbe essere quasi accettabile. Ma l’inaccettabile sta nel vedersi totalmente negata la propria vita privata a causa di ingiustificati e quotidiani ritardi che inevitabilmente portano a trascorrere quelle poche ore rimanenti, dopo un’intera giornata di lavoro/studio, sballottati su treni dalle locomotive bruciate, dai freni fusi, dai sedili non proprio igienici, dalle carrozze gelide d’inverno e arroventate d’estate. E via dicendo, perché ce ne sarebbe da dire. Ma come accennato è stato già detto tutto.
E allora, proviamo a riflettere a bocce ferme.
Per quale motivo in undici anni di personale pendolarismo il sottoscritto non ha visto alcun miglioramento nei servizi? Anzi, fino al 2009 c’era la possibilità di detrarre parte degli abbonamenti sulla dichiarazione dei redditi, mentre ad oggi non solo ci hanno tolto questa piccola agevolazione ma si vocifera che da gennaio 2012 ci sarà un aumento sul costo degli abbonamenti.
E’ vero che i servizi si pagano perché se ne usufruisce ma francamente di servizi sul trasporto su rotaia se ne vedono pochi. Anzi, forse nessuno. Un paese civile, quale siamo soventi ritenerci, avrebbe altri standard. Senza per forza dover far paragoni osannando i paesi esteri ci sia accorge che il nostro non ha neanche gli standard minimi della dignità che spetterebbe ad ogni pendolare che paga il servizio di trasporto.
Al di là dell’animo esacerbato di chi è costretto a viaggiare ogni giorno in condizioni a dir poco da terzo mondo, c’è da chiedersi quale sia stato il ruolo delle istituzioni in mezzo a tutto questo sconcertante e pubblico disagio. Pubblico perché ovviamente le istituzioni, pur vivendo nel loro mondo ovattato in un estremo distacco dalla realtà del quotidiano, conoscono perfettamente, o perlomeno immaginano, le condizioni del pendolare.
E’ sconcertante ad esempio constatare che non si sente più parlare del progetto per l’acquisto di 1000 treni dedicati al trasporto pendolare presentato nel 2009 dalle Ferrovie dello Stato e mai finanziato. E’ sconcertante constatare che, nonostante studi autorevoli come quelli del Censis e di Legambiente abbiano messo in evidenza la mole di 1,9 milioni di persone che usufruiscono del trasporto su rotaia quotidianamente per motivi di lavoro, qualsiasi appello rimanga lettera morta.
Non ultimo, l’investimento e il miglioramento del trasporto ferroviario pendolare è di primaria importanza per dare risposta ai problemi di congestione e inquinamento delle città italiane. Treni nuovi, puliti e puntuali sono la migliore garanzia per spostare traffico dalle strade, ridurre incidenti e emissioni di CO2.
La soluzione dell’annoso problema sarebbe facilmente raggiungibile e abbastanza logica a dire il vero. Più risorse per potenziare l’offerta di treni per i pendolari, non solo scongiurando i tagli ma aumentando l’offerta nelle ore di punta delle tratte più frequentate delle grandi aree metropolitane, significherebbe non solo offrire uno stile di vita più dignitoso a migliaia di lavoratori ma anche dar impulso al welfare che nel nostro paese, come troppe altre cose, soffre di inapplicabilità.
Finanziare il piano di 1000 nuovi treni per i pendolari in modo da adeguare il parco circolante alla domanda e a standard indispensabili di qualità quali sicurezza, puntualità e igiene significherebbe assurgere di fatto, e non solo di nome, al rango di paese civile.
Intanto negli ultimi due anni si è registrato il taglio del 75%delle risorse destinate al trasporto ferroviario regionale, a testimonianza che si è ben lontani dal raggiungimento degli standard minimi in un paese dove le politiche per il welfare contino davvero.